6 ottobre 1963 L’ing. Beghelli  (Genio Civile di Belluno) percorren do la strada  che porta a Pineda, nota che la sede stradale è tutta dissestata, ci sono crepe in più punti ed in alcune zone ci sono dei cedimenti. Nel riferire il resoconto scrive che: “….sembrava di andare su di un campo…
7 ottobre 1963

A seguito delle proteste degli abitanti di Erto il Genio Civile di Udine, sulla base delle perizie del prof. Dal Piaz (1937), manda a dire che:”… la conca rocciosa sulla quale sorge Erto è solida e che la popolazione non corre alcun pericolo..

Il sig.Corona Pietro Matteo ispeziona la zona del Toc e nota molti cedimenti del terreno nella zona della vecchia frana (1960), vede anche sassi rotolare nel lago accompagnati da boati e tremolii del terreno.

Il sorvegliante della frana, sig. Filippin Felice, nota che in una zona boscosa parallelamente alla riva sinistra del lago ci sono delle fenditura nel terreno.

Qualche ora più tardi il sig. De Pra viene mandato dal geometra Rossi  a controllare la zona, egli nota la rapida formazione di nuove fenditure. Viene ordinato lo sgombero della zona (sgombero precauzionale).

Dal paese di Casso ad occhio nudo si possono osservare i cambiamenti del fronte della frana.

 

8 ottobre 1963 L’ing. Caruso si mette in comunicazione con il Capo del Genio Civile  avvertendolo che la frana sta accelerando, ma non c’è da preoccuparsi eccessivamente “….non c’è niente di allarmante, la pregherei di non spargere voci allarmistiche, perché per quello che c’è di pericoloso abbiamo già provveduto “ (sgombero della zona destinata all’alpeggio)
9 ottobre 1963 L’ing. Biadene scrive all’ing. Pancini e lo informa sommariamente degli eventi degli ultimi giorni e lo consiglia di rientrare anticipatamente dalle vacanze; la lettera si conclude con : “….che Iddio ce la mandi buona
9 ottobre 1963

Biadene parla con il geologo di stato Penta , che alla fine dice: “non medicarsi la testa prima di essersela rotta” .

Alle 17,00 viene ordinato ai Carabinieri di chiudere al traffico la strada che porta alla diga.

Nel frattempo Filippin dice di aver visto degli alberi sradicati ed altri fortemente inclinati verso il lago.

Il sig. De Marta Giuseppe nota che una crepa, formatasi 3 ore prima, si è allargata di circa mezzo metro.

Un autista addetto al trasporto di legname dalla zona del Toc dice di aver fatto un enorme fatica a portare a termine il viaggio a causa delle pessime condizioni della strada. Un altro autista, Savi Antonio alle 21 smette di lavorare perché la strada è impraticabile.

La centralinista della TELVE (futura SIP e attuale TELECOM) chiude il centralino alle 22 e va a casa.

Alle 22,30 una squadra di tecnici ed operai sta ancora controllando la frana grazie a dei potenti fari.

 

 Alle 22,39 la frana si stacca dalla parete del monte TOC

Una massa di 270 milioni di m3 di roccia e detriti in un attimo cadono nel lago, accompagnati da un tremendo boato, lo schianto provoca un forte terremoto ed un enorme spostamento d’aria; la notte viene squarciata da un enorme bagliore, visibile a chilometri e chilometri di distanza. E poi c’è il buio profondo e l’enorme onda.