Tratto da: "Il Gazzettino" del 27/11/1968
La Presidenza del Consiglio e 10 Ministeri parti civili contro quattro degli imputati
Fino a ieri sera le costituzioni presentate alla
cancelleria del Tribunale erano 1500 – Mercoledi’ 4 dicembre perfezioneranno
la loro costituzione i Sindaci di Longarone, Castellavazzo ed Erto e Casso –
Intanto l’interesse e’ spostato su una sede extraprocessuale: quella della
transazione prospettata dall’Enel al Consorzio dei sinistrati. (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) L'Aquila, 26 novembre Pellegrinaggio in carta bollata. In serata è stata
raggiunta quota 1500 nelle costituzioni di parte civile, al processo per il
disastro del Vajont cominciato ieri al tribunale dell'Aquila. 1 sinistrati, direttamente o per mezzo dei loro avvocati,
ai quali hanno rilasciato una speciale procura per farsi rappresentare, non si
sono presentati davanti al Collegio giudicante; il processo (che formalmente
continua ad essere aperto, come se si trattasse della prima udienza), si è
spostato in un ufficio al secondo piano del palazzo di Giustizia. Qui c'è il cancelliere Guglielmo Grippo, il quale riceve i
fogli sui quali sono scritte le dichiarazioni di costituzione di parte civile,
avanzate da chi, nel disastro del 9 ottobre 1963, ha perduto familiari e beni e
che adesso chiede un risarcimento, che il giudice liquiderà con l'eventuale
sentenza di condanna degli otto imputati. Alcune novità Al di 1à del formalismo processuale, questi pacchi di
carta costituiscono l'agghiacciante rappresentazione di centinaia e centinaia di
drammi familiari. I nudi elenchi delle vittime, per la cui morte si chiede
l'indennizzo del danno morale, fanno da protagonisti in tale fase
dell'istruttoria dibattimentale. Molti sinistrati hanno già fatto ritorno a Longarone, a
Castellavazzo, a Erto e Casso o negli altri centri dove abitano. Torneranno
all'Aquila, ma non tutti, quando, la mattina del 9 dicembre, il presidente
Marcello Del Forno darà il via alla discussione delle eccezioni preliminari.
Per quel giorno le Parti civili costituite potrebbero anche raggiungere il
numero di 4000 (esso ha una spiegazione: le vittime sono 1900, ma ciascuna può
aver lasciato più di una rc parte lesa »; è il caso del genitore al quale
siano sopravvissuti due o più congiunti). Prima di lasciare il Tribunale, Parti lese _e testimoni
hanno riscosso le loro “competenze”, 1400 lire per ogni giorno di viaggio,
2500 per ogni giorno di permanenza. Lo Stato ha stanziato, per questa partita,
60 milioni di lire. Per un po’ di tempo il processo si svolgera’ cosi’, in
sordina. Non avranno “lavoro” i molti agenti delle forze dell’ordine
venuti a “presidiare” la citta’ nel timore di quei disordini che non ci
sono stati. L'attenzione è ora puntata sulla transazione. E, dunque,
il centro del discorso si sposta ad una sede extraprocessuale. Più di un anno
fa, l'Enel si disse disposta, nell'intento di. compiere un gesto di solidarietà
a sborsare dieci miliardi a favore dei sinistrati, riuniti in un consorzio. Due
le condizioni principali: il ritiro della costituzione di parte civile da parte
di chi avesse conseguito l'indennizzo ed il raggiungimento a pena di
efficacia del patto del novanta per cento di copertura dell'area del
danno. Negli ultimi giorni ci sono state, in proposito, alcune
novità: à sinistrati che hanno accettato ma l'accordo non ha
efficacia fintanto che non si raggiungerà il “tetto” stabilito
sono tremila, che rappresentano un'area di danno pari al 75 per cento. Su questo
punto, L'Enel si diceva avesse anche l'intenzione di cedere, scendendo più in
basso, a valori vicini a quelli attuali. Poi all'Enel si è affrancata, pare, la
Montedison, a ciò spinta, negli ultimi tempi, dall’Iri e dall'Eni, che in
essa hanno acquistato una partecipazione. IL discorso, dalle sedi finanziarie si
è quindi spostato a quelle politiche, a livello altissimo, e anche questa sera
si faceva capire che una soluzione del problema, forse, non è lontana. Polemiche rinfocolate. Molti sinistrati non sono però d'accordo su questa
operazione, altri, invece, sollecitano che essa vada in porto. Riceveranno, in
tale caso, un indennizzo misurato sulla scorta delle tabelle legali: tre milioni
per la perdita del coniuge, un milione e mezzo per quella del figlio, ottocento
mila lire per quelle del fratello o della sorella conviventi, eccetera. Polemiche, questa proposta, ne ha già suscitate nel
passato; ora si sono rinfocolate. Che cosa ne pensa il consorzio dei sinistrati,
urta delle parti contraenti 7 In serata abbiamo parlato con i suoi legali, gli
avvocati Alberto Scanfera e Manlio Losso, presente anche il sindaco di
Longarone, Giampietro Protti. Essi ci hanno confermato che l'Enel mantiene
tuttora valida la clausola secondo la quale, affinché l'accordo abbia
efficacia, occorre che si arrivi al 90 per cento di copertura dell'area del
danno, Hanno anche ribadito il concetto che si tratta di una transazione e non
di un esclusivo atto di solidarietà. Qualunque soggetto si possa affrancare
all'Enel, non può mutare la situazione. E' vero che, a dibattito iniziato, è
ancora aperto un problema che avrebbe dovuto essere risolto nel 1963, con un
adeguato risarcimento di danno. Secondo gli avvocati Scanferla e Losso la formulazione
della proposta è in funzione dell'eliminazione di un soggetto processuale, la
Parte civile. Transazione e processo sano stati ancora, questa mattina, al
centro in una conferenza stampa improvvisata in una delle sale attigue a quella
delle udienze. L'ex sindaco di Longarone, Terenzio Arduini, ha ribadito, ancora
una volta, che non si può accettare alcuna offerta, perchè ciò indebolirebbe
sensibilmente il fronte delle Parti civili. L'attuale sindaco, Giampietro Protti,
e un assessore di Erto e Casso, Osvaldo Martinelli, hanno invece impostato il
problema in termini di scelta: ogni cittadino aveva ed ha il diritto di essere
messo al corrente di questa possibilità risarcitoria. Faccia poi ciò che crede
meglio, secondo la sua coscienza. Infine ha parlato il carabiniere Rinaldo Aste. Ha
raccontato ciò che ha visto qualche minuto prima della tragedia, anticipando in
tal modo un tema che tornerà di frequente quando il dibattimento sarà entrato
nel vivo: “Il mio comandante mi aveva dato l'ordine ha detto il
carabiniere di non lasciar passare nessuno, da Dogna e Provagna, che volesse recarsi a Longarone o a Erto. Eravamo sul
posto, un mio commilitone ed io, da pochi minuti, quando sentii un grande boato.
Guardai verso l'alto, vidi un bagliore, poi udii un nuovo boato. Cominciai a
correre. I sassi cadevano come la pioggia; l'acqua non ci ha raggiunti, la terra
ci tremava sotto i piedi. Non so ancora come mi sono salvato”. Due lettere C'è stato poi un altro fatto, strettamente processuale:
l'inserimento nel giudizio dell'avvocato dello Stato Giuseppe Donadio, il quale
ha presentato al cancelliere gli atti di costituzione, come parti civili, delle
varie Amministrazioni, oltre a quello del Presidente del Consiglio dei ministri.
1 Ministeri che da oggi saranno rappresentati nel processo sono quelli dei
Lavori pubblici, dei Trasporti, del Tesoro, delle Finanze, dell'Industria e
Commercio, del Lavoro e della Previdenza sociale, della Difesa, delle Poste e
Telecomunicazioni, dell’Interno e della Agricoltura. La costituzione e’ nei
confronti dei tre dirigenti dell’Enel-Sade e del consulente per
il modello della diga, ing. Geretti, che sono imputati. Con cio’ si
intende porre le premesse per il risarcimento dei danni che i Dicasteri hanno
subito nella zona sinistrata. Mercoledi’ 4 dicembre, invece, i Sindaci dei comuni di
Longarone, Castellavazzo ed Erto e Casso, saranno all’Aquila per costituirsi
parti civili nei confronti di tutti e otto gli imputati. Avevano gia’
depositato i documenti che la legge prescrive al riguardo, ma adesso intendono
conferire all’atto una maggiore completezza. Un ultimo episodio: nel pomeriggio, al Grand Hotel, sono
giunte due lettere, entrambe spedite dal prof. Pietro Locatelli (che abita
Milano, in via Bianca Maria 22), indirizzate all’ing. Mario Pancini e
all’ing. Nino Alberico Biadene, due degli imputati, il primo dei quali si e’
ucciso domenica, a Venezia. Dal timbro sulle buste, le lettere risultano spedite
ieri mattina, prima delle 11. L’avvocato Majenza, di Parte civile, venuto a
conoscenza del fatto, ha chiesto all’ufficio del pubblico ministero di
sequestrare quella indirizzata al Pancini. Il Magistrato ne ha disposto il
fermo. Piu’ tardi l’avvocato Marinucci, patrono dell’ing.
Biadene, ha ritirato la missiva spedita al suo cliente. Contiene soltanto
un’espressione di solidarieta’ umana nei confronti dell’imputato alla
vigilia dell’inizio del processo. Si ritiene che la lettera sia stata scritta
domenica e soltanto per un disguido sia stata imbucata ieri mattina. Si e’
arguito che di analogo tenore dovrebbe essere anche quella indirizzata al
Pancini. Cio’ farebbe cadere le numerose illazioni che subito aveva suscitato
l’avvenimento, fra le quali quella che nella lettera ci fosse la spiegazione
del movente del disperato gesto del Pancini. La situazione processuale è intanto questa; gli otto
imputati, l'ing. Nino Alberico Biadene, l'ing. Roberto Marin, l'ing.
Dino Tonini, dirigenti dell'EnelSade; il prof. Augusto Ghetti,
consulente dei medesimi enti; l'ing. Pietro Frosini e l'ing. Francesco
Sensidoni, componenti della commissione di collaudo della diga del Vajont;
l'ing. Curzio Satini, presidente della quarta sezione del Consiglio superiore
dei Lavori pubblici, e l'ing. Almo Violin, ingegnere capo del Genio civile di
Belluno al momento del disastro sono regolarmente costituiti in udienza. Al momento dell’appello, ieri, e’ stato pronunciato
anche il nome dell’ing. Mario Pancini. Non hanno risposto per lui i suoi tre
difensori, De Marsico, Ottolenghi e Rossi. C’e’ stato cosi’ un tacito
rinvio da parte del collegio giudicante. Quando, da Venezia, giungerà il
certificato di morte del direttore del cantiere dei lavori al Vaiont, il
Tribunale pronuncerà, seduta stante, una sentenza di non doversi procedere nei
confronti di Pancini per morte dell'imputato. Coloro che sono stati chiamati in causa come responsabili
civili, si sono costituiti per mezzo dei loro avvocati, i quali hanno depositato
i relativi mandati: sono l'avv. Vitantonio Di Cagno, presidente dell'Ente
nazionale per l'elettricità; il ministro dei Lavori publici in carica; il prof.
Feliciano Benvenuti, amministratore provvisorio dell'EnelSade di
Venezia, nel periodo fra la nazionalizzazione delle imprese elettriche e
l'inizio del funzionamento da parte dell'Enel; e l'ing. Giorgio Valerio,
presidente della Montedison, la società che ha incorporato la Sade,
costruttrice del bacino del Vajont. Dunque, soltanto dopo la parentesi natalizia come
è probabile risolte le questioni di nullità o inammissibilità,
magistrati e avvocati cominceranno ad affrontare i centoquindici quintali di
atti, di documenti e di reperti, ammassati in cento casse, che contengono tutta
la storia del bacino idroelettrico del Vajont.
Fiorello Zangrando