Tratto da: "Il Gazzettino" del 11/11/1969

A L'Aquila parla la difesa: Pancini si uccise vittima della paura

L'Aquila, 11 novembre

(Ansa). Il processo per il disastro del Vajont che secondo le previsioni del presidente, dott. Del Forno, dovrebbe concludersi entro il 26 novembre prossimo, è continuato stamane davanti ai giudici del tribunale dell'Aquila.

L'udienza è cominciata con l'intervento dell'avv. Romualdi, difensore del prof. Dino Tonini, il quale già ieri aveva cominciato il suo intervento. «Trascinare in tribunale il prof. Tonini, al quale secondo il Pm. dovrebbero essere inflitti 21 anni e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo plurimo aggravato, è stato un errore - ha esordito il penalista -; egli infatti fu un dirigente che non ebbe alcuna parte nella volontà decisionale per il Vajont, poiché fu quasi uno spettatore che ebbe sentore del pericolo (come tutti gli altri dipendenti della società) solamente all'ultimo momento, quando nulla era più possibile fare».

A proposito del suicidio dell'imputato ing. Mario Pancini - che come è noto, si uccise a Venezia qualche ora prima di partire per il capoluogo abruzzese dove stava per cominciare il processo - l'avv. Romualdi ha detto: «Pancini si uccise perché era solo e perché aveva paura della stampa. E fu anch'egli, come tutti, vittima dell'opinione pubblica che ha voluto ad ogni costo che si indicassero dei presunti responsabili, giungendo anche a trascinare in quest'aula chi, come Tonini, non ebbe alcun parte nella vicenda».

Domani parleranno i difensori dell'imputato Almo Violin, già ingegnere capo del Genio civile di Belluno.